Alpinismo Monte Pollino cresta NO

Alpinismo su ghiaccio Pollino: Cresta Nord-Ovest del monte Pollino

Testo e foto: FRANCO FORMOSO

Si avvisano gli utenti che le immagini e le informazioni relative alle vie alpinistiche, alle vie di arrampicata e alle vie ferrate, sono presenti sul sito isentieridelpollino.it a solo scopo illustrativo e promozionale del territorio.

Caratteristiche della via

Come son belle le montagne la notte, quando fa freddo sai, quando ci sono due miliardi di stelle, quando il pensiero scalda per non gelare…..recita cosi una bella canzone dei Nomadi, e di stelle quella sera ce n’erano davvero miliardi.

Ho voglia di montagna, ho voglia di freddo, ho voglia di gelo. Ho bisogno di sentire i ramponi che frantumano il ghiaccio. Ho bisogno di sentire il vento pungente che sferza il mio viso, in questo caldo dicembre avaro d’inverno.

“Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare”, narra Goethe, “incominciala. L’audacia ha in se genio, potere, magia”.

Parto la mattina verso le 7,00, l’itinerario che ho in mente oggi non è tanto lungo e non c’è bisogno di alzataccie. E’ una bellissima giornata di sole, limpida, dall’autostrada le vette principali del Pollino sono colorate da raggi dorati e neanche una nube disturba l’azzurro del cielo. Destinazione Monte pollino. Ho in mente di fare la cresta NO, che tra l’altro non ho mai fatto, con la speranza di trovare un po’ di neve dura dato che in questo periodo rimane sempre in ombra.

Inizio a salire verso il mio obiettivo, il freddo della notte ha ghiacciato il sentiero e i miei passi corrono veloci sulla neve dura. A Vaquarro mi fermo ad osservare la piramidale forma del versante nord-ovest del Monte Pollino. Individuo il punto, traccio una immaginaria linea e mi avvio. Prima di arrivare ai piani di Gaudolino taglio per il bosco, anche qua la neve tiene e ciò mi rincuora. Forse oggi è la volta buona.

Arrivato al punto in cui si inizia a risalire il versante, indosso i ramponi e inizio ad inerpicarmi su per il ripido pendio boscoso per qualche centinaio di metri. Passo dopo passo, su forte pendenza, ma non sento fatica, mi sento motivato e poi il fatto di non sprofondare è un forte aiuto non solo fisico ma soprattutto psicologico. Ad un certo punto il bosco inizia a diradare finchè spuntano i primi pini loricati, poi man mano gli altri, dalle forme bizzarre. Nello stesso tempo l’altra vegetazione pian piano scompare, scacciata. E’ la natura, la legge del più forte. Dopo una certa altezza, comandano loro.

Sbuco finalmente allo scoperto, sulla cresta e…. inizia la magia!!

La neve diventa più molle ma il resto è spettacolo, pura magia. Una magia arricchita dalla scoperta e dai tesori nascosti. Risalgo la cresta estasiato, esemplari di “loricati”, uno più bello dell’altro, uno diverso dall’altro, dalle mille forme, si offrono al mio sguardo. Risultato dell’azione perenne del freddo, del vento, della neve. Io osservo a bocca aperta… l’imponenza mista alla selvaggia purezza, forma una miscela ammaliante e di estrema bellezza.

Proseguo in mezzo a loro, mi sovrastano, mi salutano e nello stesso tempo mi indicano la via. Oggi è una giornata stupenda, l’assenza di foschia mi permette di ammirare a largo raggio l’orizzonte e panorami idilliaci si offrono ai miei occhi.

In tempo breve arrivo alla fine della cresta, è come viaggiare in un sogno. Passo sopra le vie tecniche del versante ovest ed in poco tempo sono in vetta. Impronte sulla neve mi dicono che qualcuno mi ha preceduto oggi.

Mangio un pò di frutta e nello stesso tempo mi godo il panorama. Le vette maggiori anche se scarse di neve, fanno da contrasto ad un cielo azzurrissimo. Spira un vento leggero, quasi annoiato perché non ha neanche l’ombra di una nuvola da rincorrere. Guardo l’orologio, le 14,00. Mi guardo ancora intorno….non posso andarmene ora! C’è qualcosa che mi trattiene, che mi implora di restare. Sento che se me ne andassi ora, sarebbe come tradire ciò che mi circonda, la natura, la montagna.

Sarebbe come voltare le spalle a questo spettacolo che inconsciamente e forse presuntuosamente, penso sia stato imbastito per me, oggi. Mi guardo un’altra volta intorno e la decisione è presa. Mi andrò a gustare il tramonto sul tetto di Calabria, sulla vetta del Dolcedorme.

Rimetto lo zaino e mi avvio tenendo un passo moderato in modo di arrivare in vetta quasi all’ora in cui il sole andrà a riposare. Infatti sono le 16,30 quando arrivo su. Trovo un posto sottovento cosi da ripararmi, sento il bisogno di scaldarmi e gusto il mio the caldo. E’ un momento magico. Il liquido caldo scalda il mio corpo mentre ciò che si offre ai miei occhi, scalda il cuore e l’anima. Rimango incantato, anche i pensieri si fermano per consentire al cervello di assimilare, senza distrazione, ogni sequenza.

Il sole morente inizia ad incendiare con bagliori di fuoco, l’orizzonte. Il Mar Tirreno giace sotto una coperta di nuvole da cui spunta a sinistra, la vetta di Monte Cocuzzo e a destra, una forma oscura, grande, dalla cui sommità fuoriesce del fumo. Ci metto un po a capire che sto guardando l’Etna!! Sono come stordito! Percepisco i click della mia fotocamera ma è come se fossi in trance. Forse è lo spettacolo, forse è il fatto di trovarmi da solo quassù a quest’ora, non lo so. So solo che sto vivendo un’esperienza straordinaria, fuori dal comune. Una esperienza fatta non di grandi imprese o gesti tecnici, ma solo di semplicità e di… vita. Vita che ti viene offerta dalla natura, dalla montagna, dalla rara bellezza degli eventi. E dalla fortuna, che ha permesso di cogliere tutto questo.

Non mi accorgo nemmeno che alle mie spalle le ombre della sera sono calate rapidamente e giù a valle, il buio, ha già avvolto tutto. Solo le luci dei paesi è quello che oramai si vede… e, i luccichii che perforano la notte, visti da quassù sono uno spettacolo mozzafiato.

Ormai è da un po che il sole è andato via e più aumenta l’abbraccio del tramonto con la notte, più la scura massa dell’Etna si staglia dal mare di nuvole e spadroneggia all’orizzonte.

Mi riscuote il freddo, si son fatte le 17,30 e a malincuore inizio a scendere. Mi soffermo ogni tanto a guardare in basso, è stupenda la veduta di Castrovillari e di tutta la vallata al buio e nello stesso piena di luci. Poi la consapevolezza di essere forse il solo a godere di questo scenario, quassù, di notte, mi procura sensazioni indescrivibili. Mi sento un privilegiato. Un’emozione dietro l’altra ha nutrito la mia mente e mentre la luce della frontale perfora il buio, passo dopo passo, confuso e felice (come dice Carmen Consoli), continuo a scendere.

Sono le 18,30 quando arrivo ai Piani di Pollino. E’ buio pesto, a parte il poco spazio che rientra nel raggio della mia frontale, il resto è più nero della pece. E’ una sensazione strana… indefinita! Alzo gli occhi al cielo e rimango a bocca aperta. Non ho mai visto tante stelle. Miliardi e miliardi. Adornano col loro incostante luccichio il cielo scuro e si perdono a vista d’occhio nella galassia.

Spengo la frontale e continuo a guardare in alto. Perfino la luna si è nascosta per non “sporcare”, con la sua luce, l’incanto di questa notte.
Ed è in questo momento che vedo il disegno, che solo chi ama la montagna e la vive in modo puro, riesce a comprendere. L’attimo mistico quando capisci che la montagna diventa “dono”… e questo dono, lo offre a te!!

Non so per quanto tempo rimango con lo sguardo all’insù, sento solo le lacrime che scorrono sul mio volto. Lacrime di felicità. “Grazie”…. sussurro fra le labbra!!

Abbasso lo sguardo e per un po’ rimango cosi, disorientato. Il contrasto è fortissimo, neanche il biancore della neve, riesce a perforare il buio della terra. Poi gli occhi si abituano all’oscurità e fuoriescono le oscure forme dei monti, minacciose e austere. Mi riscuoto, un’ultimo sguardo al cielo e riprendo il mio cammino. Per oggi basta cosi. Il mio cuore non sopporterebbe altre emozioni. Sono le 20,00 quando arrivo a Colle Impiso e alla mia “Focus” che, solitaria, aspetta il mio ritorno.

Durante il viaggio di ritorno non riesco nemmeno a pensare o a ripercorrere con la mente le fasi di questa giornata. Dopo questa girandola di emozioni sento solo che devo smaltire, e questo succederà nei giorni a venire. Accendo lo stereo e lascio che le note di “Dogs” dei Pink Floyd salgano, altissime, ad invadere lo spazio e la mente. Gli assoli, la voce, io, l’auto, i km , la strada, diventiamo una cosa sola sola, che corre nella notte!! Direzione: casa!!!!

Classificazione delle difficolta' alpinistiche

Valutazione d'insieme (Scala francese). Per questo tipo di scala si considerano le condizioni della montagna mediamente buone.

Scala canadese. Tiene conto di due fattori distinti, l'impegno globale (numero romano) e la difficoltà tecnica (numero arabo).

L'impegno globale Esprime una valutazione d’ambiente, tenendo conto della lunghezza, della continuità, dell’impegno, della difficoltà di accesso e della discesa. L’eventuale attrezzatura in posto ed i pericoli oggettivi in genere. Quando si inserisce il termine “ In Montagna “, si fa riferimento ad ascensioni in quota, o situate in ambiente selvaggio ed isolato.

Difficoltà tecnica in numeri arabi
La valutazione tecnica, è la valutazione della lunghezza più dura, tenendo conto della continuità, dello spessore e della conformazione del ghiaccio, nonché della proteggibilità.

Ai valori sopra descritti, espressi in numeri, per aumentarne ulteriormente la chiarezza, si sono aggiunte altre lettere, che stanno ad indicare il tipo di terreno su cui ci si dovrà confrontare. Quali ad esempio:

Escursioni nel Parco Nazionale del Pollino

Scopri alcuni dei sentieri e degli itinerari di escursionismo del Parco Nazionale del Pollino!

Storie di montagna,
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