Escursioni nel Parco Nazionale del Pollino
Scopri alcuni dei sentieri e degli itinerari di escursionismo del Parco Nazionale del Pollino!
Il Parco del Pollino, oltre a essere un tesoro naturalistico, è anche un crocevia culturale dove convivono comunità che hanno preservato per secoli lingue e tradizioni uniche. Tra queste, spicca la presenza degli arbëreshë, discendenti degli albanesi che si insediarono in Italia tra il XV e il XVIII secolo. Nei borghi di Civita, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese e tanti altri, la lingua e i costumi arbëreshë sono ancora vivi, celebrati nelle feste religiose e nelle danze tradizionali.
Questa straordinaria varietà linguistica e culturale arricchisce il territorio del Pollino, rendendolo non solo una meta naturalistica, ma anche un luogo di incontro con storie e identità che parlano di radici antiche e di un passato che vive nel presente.
Gli arbëreshë rappresentano uno dei gruppi etnici più numerosi del paese, e soprattutto al sud-Italia
dove vi è il numero più consistente e proprio lì che la minoranza etnica ha saputo mantenere e conservare la propria specificità.
Di questo antico popolo fanno parte più di 100.000 persone.
Della madrepatria conservano oltre alla lingua, conservata miracolosamente se consideriamo che si è tramandata oralmente.
Gli albanesi d'Italia fanno parte di quel variegato patrimonio di diversità linguistiche e culturali presenti nel
nostro paese, oggi tutelato da una legge 482/99. Gli italo albanesi sono presenti in diverse regioni dell'Italia meridionale,
ma è in Calabria che si trova la comunità più numerosa.
La storia di questa minoranza è alquanto singolare e per molti aspetti unica rispetto alle altre tradizioni linguistiche e
letterarie delle altre minoranze esistenti in Italia. Il rapporto dell'arbëresh con le altre tradizioni presenti in Albania
e in varie parti d'Europa, ha dato impulso alla nascita della lingua scritta e letteraria albanese Non dobbiamo non tener conto
del fatto che le comunità albanesi d'Italia, hanno mantenuto uno stretto legame interiore con la propria lingua e i
propri costumi.
Questa avita cultura tramandata oralmente di generazione in generazione, ha sempre costituito l'invisibile cordone ombelicale che
unisce ancora oggi gli arbëreshë alla loro storia secolare, alla loro etnia diventando così la depositaria dei più
importanti valori dell'albanesità e del sapere del popolo.
L'emigrazione albanese verso l'Italia è avvenuta in lungo e ampio un arco di tempo e sviluppatasi in varie fasi, dovuta alle diverse vicende storiche, di carattere militare ma anche politico-diplomatiche, economiche e culturali che interessarono la penisola Balcanica, prima e dopo la lunga occupazione turco-ottomana del sec. XV
In Calabria la lingua albanese (arbëreshe) è parlata in 34 centri, fra comuni e frazioni: 19 comuni +6 frazioni Acquaformosa,
Castroregio (con la frazione Farneta), Cerzeto (con le frazioni Cavallerizzo e San Giacomo), Civita, Falconara Albanese, Firmo,
Frascineto (con la frazione Eianina), Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano (con la frazione Marri), San Cosmo Albanese,
San Demetrio Corone (con la frazione Macchia Albanese), San Giorgio Albanese, San Martino di Finita, Santa Caterina Albanese, Santa
Sofia d'Epiro, Spezzano Albanese e Vaccarizzo Albanese, si trovano in provincia di Cosenza, 3 in provincia di Crotone: Carfizzi,
Pallagorìo e San Nicola dell'Alto e 6 in quella di Catanzaro Andali Caraffa di Catanzaro, Marcedusa Vena di Maida, Zangarona.
Delle comunità della provincia di Cosenza 6 rientrano nel Parco del Pollino: Acquaformosa, Civita, Frascineto, Lungro,
Plataci, San Basile.
Leggende, credenze e canti popolari sono vivi ancora oggi in molte comunità albanesi: il martedì di Pasqua, infatti, in alcuni di questi centri si può ascoltare il Canto di Scanderbeg, in lingua tradizionale, in ricordo di famose gesta epiche. Le usanze, i costumi tradizionali e la lingua arbëreshe sono mantenuti e tramandati.
Le cerimonie religiose di origine greco-ortodossa sono molto suggestive: particolarmente interessante è il rito del matrimonio, durante il quale avviene l'incoronazione degli sposi. Anche i canti corali sono molto belli: ricchi di melodia, tanti di questi, sono ispirati al ricordo di Giorgio Castriota "Scanderbeg", grande condottiero ed eroe nazionale.
I canti popolari e religiosi, le leggende, i racconti, i proverbi riecheggiano un forte spirito di comunanza e solidarieta'
etnica. I motivi ricorrenti sono la nostalgia per la patria perduta, il ricordo delle leggendarie gesta di Scanderbek, la tragedia
della diaspora in seguito all'invasione ottomana.
La coscienza di appartenere a una stessa etnia, ancorché dispersa e disgregata, di cogliere tra l'altro in un motto molto diffuso,
che i parlanti albanesi spesso ricordano quando si incontrano: "gjaku yne i shprishur", che vuol dire "il sangue
nostro sparso". I motivi della tradizione popolare si ritrovano nella letteratura, che proprio da ciò mosse i primi passi.
Altri elementi originari della cultura arbëresh sono giunti ai nostri tempi attraverso una storia secolare, e mantengono una
loro forza di rappresentazione dell'organizzazione delle comunità. Tra essi ricordiamo la "vatra", il focolare, il primo locus
culturale attorno a cui si muoveva la famiglia; la "gjitonia", il vicinato, il primo ambito sociale al di fuori della casa come
continuita' della famiglia e primo accesso alla comunita'.
Ancora: la "vallja", una danza accompagnata dal canto, ma più profondamente un momento fortemente sociale di compattezza dell'intera
comunità in particolari circostanze dell'anno; la "vellamja", la fratellanza, rito di parentela spirituale; la "besa", la fedeltà
all'impegno, quasi un rito di iniziazione sociale con precisi impegni di fedeltà agli impegni presi, senza alcuna prevaricazione.
La consapevolezza della necessità di una valorizzazione e tutela della cultura albanese ha favorito la nascita di associazioni e circoli culturali, e ha dato luogo a iniziative e manifestazioni culturali. Tra gli aspetti fondamentali della tradizione degli albanesi di Italia, un posto decisivo spetta alla religione.
Testo: dott.ssa Flavia D'Agostino
I racconti degli appassionati di montagna, degli amanti della natura, dei sognatori. Un parco nazionale, quello del Pollino, e mille storie.
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