Ruderi certosa di San Nicola, Francavilla in Sinni

Una delle certose più grandi del Sud Italia

La Certosa di San Nicola, fu fondata dai certosini alla fine del 1395 nei pressi di Francavilla in Sinni (PZ). Il complesso monastico, che dal 1400 al 1800 fu un grande luogo culturale dell’area del Pollino, doveva essere maestosa e magnifica, come appare dall'imponenza delle sue mura ora diroccate.

Ridotta in ruderi da Gioacchino Murat, per ordine di Napoleone Bonaparte agli inizi del 1800, era, dopo quella di Padula, la certosa più grande di tutto il Sud Italia.
Dopo la demolizione fu venduta a privati durante il periodo dell’Unità d’Italia. Nel 1967 fu acquistata dalla famiglia Fittipaldi Amalfi. L’atto notarile ne attesta la proprietà privata.

Le sue notevoli ricchezze si dice donate dal Principe Sanseverino. Inoltre si dice che ai monaci fu donato tutto l'agro di Francavilla dalla Principessa Sanseverino. La quale per intercessione di San Nicola, cui era molto devota, ebbe la grazia della guarigione del figlio affetto da una grave infermità. La principessa promise di donare alla Certosa tutto ciò che vedeva con gli occhi da una finestra del castello di Chiaromonte. Grazie ad una concessione della regina Giovanna II, I Certosini nel 1420, per dare un alloggio ai loro servi e coloni edificarono la borgata di Francavilla.

Oggi sono rimasti solo i resti della grande costruzione di un tempo. , ma tra i ruderi è stato ricreato un ecosistema che ospita circa 85 specie di piante officinali coltivate originariamente dai monaci, e 300 piante spontanee.
Le piante rampicanti, cresciute spontaneamente, garantiscono l’esistenza e la stabilità dei ruderi intorno ai quali è stato ricreato un ecosistema che ospita circa 85 specie di piante officinali coltivate originariamente dai monaci, e 300 piante spontanee.
Il variegato ecosistema è un habitat ottimale per diversi uccelli, mammiferi (come la volpe, il tasso, il riccio e l’istrice), rettili (come le testuggini) e roditori (come il moscardino).

Testo tratto da certosasannicola.it e fondoambiente.it
Ulteriori informazioni: certosasannicola.it

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