Sito archeologico Belvedere Marittimo | Parco Pollino

Importanti ritrovamenti archeologici nell'are tirrenica del Parco del Pollino

Negli ultimi due secoli nel territorio di Belvedere vi sono stati importanti ritrovamenti archeologici. Nel VII secolo a.C. si ha testimonianza di una migrazione Brutia sulle colline del monte La Caccia. Si tratta di micro insediamenti in aree rurali, i cui abitanti erano pastori o agricoltori con coltivazioni di uva molti di loro dediti alla fabbricazione del cotto, di anfore e orci.
Negli anni '50 in località Capo Tirone è stata rinvenuta una sepoltura femminile con vari oggetti di corredo che evidenziano aree di addensamento di età arcaica e ellenistica. In località Pantana, negli anni '80, è stata scoperta una tomba relativa a frequentazioni Brettie IV – III secolo a.C. con corredo, tra cui un cratere a campana a figure rosse con un satiro seduto su una roccia ed una figura femminile.

Nella stessa zona sono venute alla luce resti di una struttura di tipo abitativo (muri di pietra fluviali e parti di tegole di un terreno argilloso). Agli inizi degli anni '90 sono state scoperte ceramiche arcaiche (frammenti a vernice nera ed acroma, frammenti di laterizi, di tegole piane con bordo bombato e di coppi). Sul finire del XX secolo, in località San Giorgio, è stato rinvenuto un antico palmento con "locus vinarius" di tradizione romana usato per la pigiatura dell'uva.
A nord del territorio di Belvedere sono stati portati alla luce alcuni tratti di un muro di terrazzamento e strutture murarie di rinforzo, l'insediamento riguarda una villa romana. Importanti tre ritrovamenti archeologici: un paalstab risalente all'età del Bronzo di forma rettangolare, due sepolcreti, di cui uno dell'età Preistorica e l'altro risalente alle immigrazioni degli italo-greci in Italia.

Ritrovamenti di età Greca e Romana sono venuti alla luce a Marina di Belvedere tra queste monete, statuette di marmo, anfore e alcune tombe risalenti al IV secolo mentre, in località Capo Tirone due vasetti oinochoe e un lekythos aryballos appartenenti a sepolcri di epoca ellenistico-romana.

I paalstab si adattavano a manici di legno piegati a gomito e venivano usati come scure o picozze. L'oinochoe è a bocca tribolata, era un recipiente utilizzato per versare il vino. Fra gli oggetti ritrovati nei pressi delle tombe ci sono: uno specchio circolare di bronzo, una pisside (contenitore di olii profumati con coperchio e pareti concave), componenti di una collana in terracotta dipinta e dorata di 28 cm, un fiore a sette petali, una maschera maschile, una piccola testa di uomo barbato, un gruppo raffigurante una coppia di sposi in terracotta.
La lekythos aryballos è una brocca a collo stretto e corpo allungato con una sola ansa, conteneva olio ed era usata dagli atleti per cospargersi il corpo, poteva avere anche un uso funerario e veniva riempita con olio profumato. Il suo utilizzo si colloca nei secoli V e IV a.C.. L' aryballos è la forma della pancia a globo.
Presso il fiume Soleo sono state rinvenute cinque tombe chiuse con mattoni a forma di tetto e due sepolture senza mattoni. Nei pressi delle prime tre furono trovate alcune anfore smaltate in nero all'interno e all'esterno dipinte a fiori; alcune mostravano anche figure umane mentre negli scheletri delle sepolture senza mattoni furono trovati: un coltello di selce, un oggetto in bronzo a forma di cucchiaio e alcuni oggetti di bronzo.

Del cratere a campana è raffigurato sia il fronte che il retro. Il cratere fa la sua comparsa nel V secolo a.C., è alto 40 cm, ha il corpo a forma di una campana rovesciata e il labbro arrotondato in fuori. Veniva utilizzato per mescere il vino all'acqua che poi veniva versato negli oinochoe. Infine lo skyphos una coppa con vasca profonda dotata di due piccole anse laterali utilizzata per bere il vino. Da questi ritrovamenti si presume che le tombe presso le quali sono stati rinvenuti risalgono al IV secolo a. C. o al massimo agli inizi del III ossia di epoca tardo greca.

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