Escursione Colle Marcione/Manfriana

Escursioni Parco Pollino - Escursione Manfriana (m 1981)

Caratteristiche dell'escursione

ATTENZIONE: Non si assume alcuna responsabilità nei riguardi di chi, seguendo le descrizioni presenti sul sito isentieridelpollino.it, percorre gli itinerari escursionistici in maniera autonoma.

Il percorso per raggiungere la cima del monte Manfriana è privo di qualsiasi difficoltà d'orientamento; si tratta di una lunga e panoramica passeggiata.

L'itinerario inizia da Colle Marcione (1237m) e prosegue lungo un sentiero immerso nel bosco della Fagosa*, una delle faggete più estese del Parco che tappezza la fiancata nord-orientale della Catena del Pollino dai confini del comune di Civita, fino ai piedi della Serra delle Ciavole**.

Dopo aver percorso un tratto di strada sterrata ed una breve salita si raggiunge il Piano di Ratto Piccolo.
Da qui si procede verso Est fino ad incontrare una vecchia mulattiera caratterizzata da gradini in pietra; questo sentiero permette di raggiungere la cresta a quota 1700 nei pressi della Timpa del Principe; siamo sulla “cresta dell’infinito“.

Il pamorama è meraviglioiso: a sinistra lo sguardo spazia dai Monti dell'Orsomarso alla Sila, fino al golfo di Sibari.
A destra la Fagosa, le cime più altre del massiccio del Pollino e le Timpe rocciose con le loro impressionanti pareti.

Si procede scendendo fino a Passo del Principe, si percorre la lunga cresta affilata formata da piccole vette della Serra di Malaverna.
La presenza di grossi cavi d'acciaio e resti di palificazioni indicano i punti di passaggio di due teleferiche utilizzate nel passato per disboscamenti nel cuore del Massiccio.

Un tratto quasi orizzontale termina al Passo dello Sparviero o Passo Marcellino da dove inizia a salire la rocciosa cresta che porta alla vetta della Manfriana Orientale . Al di là della vetta sono sparsi dei blocchi squadrati.

Variante per il ritorno

Da Passo del Principe, dopo i resti della teleferica, si procede a sinistra in discesa per seguire l'itineraio della mulattiera che porta al Vascello. A fine discesa si svolta verso destra per raggiunge Piano Ratto. Si procede sulla sterrata fino al pianoro successivo per poi girare a sinistra in direzione di Colle Marcione.

Cenni storici

Sulla cima Orientale del Monte Manfriana, a 1981 metri di quota, si trovano una serie di massi ben squadrati di notevoli e diverse dimensioni scolpiti dalla mano dell'uomo.

Le teorie che cercano di dare una spiegazione alla costruzione (mai terminata) dei manufatti sono fondamentalmente due: la volontà di edificare un tempio per venerare una divinità o l'esigenza di costruire un ottimo punto di avvistamento e controllo sulle antiche strade di comunicazione che collegavano i territori calabri e lucani.

Accanto a questi blocchi litei è stata rinvenuta, tra i numerosi reperti in terracotta, una moneta magno greca il cui conio mostra sul diritto un toro con la testa umana barbuta e sul versa la dea Athena dai capelli intrecciati con nastro e ornati da un grappolo d'uva pendenti sul collo, per simboleggiare il prodotto più importante della città/territorio a lei consacrato.

Secondo la cultura del tempo, l'effige della dea decorata con la figura di un prodotto serviva ad assicurare la continuità del suo raccolto e quello delle offerte a lei dovute. Il questo caso, il toro simboleggiava l'Italia della Magna Grecia jonica e Athena con l'uva quella dell'Enotria tirrenica.

Il pino bonsai della Manfriana

Mentre a Serra di Crispo, a Serra delle Ciavole, a Palanuda il pino loricato, pur se esposto al fragore di tempeste ed all'imperversare dei venti, si innalza con esemplari dritti e giganteschi, sul Monte Manfriana esso si presenta con un esemplare tozzo e robusto, con tronco largo e contorto, dal quale si staccano i rami ad inconsueta vicinanza dal suolo.

Il fusto interrompe la crescita a poco più di un metro dal suolo, per diramarsi nella chioma. Una esperta mano ne ha seguito la crescita, fino ad un certo punto, per interromperla, come si fa nell'arte bonsai, e collocare sulla Manfriana pini in miniatura.

NOTE

* Bosco della Fagosa: faggeta che dal dialetto locale di questa essenza, fagu, prende la denominazione di Fagosa.
** Il Serra delle Ciavole prende il nome dalla taccola, un corvide che nel vernacolo locale, è detto ciavola.

Classificazione delle difficolta' escursionistiche

In montagna, dove le condizioni ambientali sono molto variabili, una classificazione delle difficoltà rimane comunque indicativa.

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