Escursione Colle Marcione/Manfriana
Escursioni Parco Pollino - Escursione Manfriana (m 1981)
Caratteristiche dell'escursione
- AREA GEOGRAFICA: Valle del Raganello
- DIFFICOLTA': EE
- DISLIVELLO: 744 m
- RIFORNIMENTO IDRICO: una fonte lungo la strada asfaltata,
qualche Km prima di raggiumgere Colle Marcione.
ATTENZIONE: tutti gli itinerari inseriti all'interno di questo sito sono "percorsi guidati" e non percorsi
segnati. La Pollino Trail APS non si assume alcuna responsabilità nei riguardi di chi, seguendo le nostre descrizioni,
percorre gli itinerari escursionistici in maniera autonoma.
Il percorso per raggiungere la cima del monte Manfriana è privo di qualsiasi
difficoltà d'orientamento; si tratta di una lunga e panoramica passeggiata.
L'itinerario inizia da Colle Marcione (1237m) e prosegue lungo un sentiero
immerso nel bosco della Fagosa*, una delle faggete più estese del Parco che tappezza
la fiancata nord-orientale della Catena del Pollino dai confini del comune di Civita, fino ai piedi della
Serra delle Ciavole**.
Dopo aver percorso un tratto di strada sterrata ed una breve salita si raggiunge il Piano
di Ratto Piccolo.
Da qui si procede verso Est fino ad incontrare una vecchia mulattiera caratterizzata da gradini in pietra;
questo sentiero permette di raggiungere la cresta a quota 1700 nei pressi della Timpa
del Principe; siamo sulla “cresta dell’infinito“.
Il pamorama è meraviglioiso: a sinistra lo sguardo spazia dai Monti dell'Orsomarso alla Sila,
fino al golfo di Sibari.
A destra la Fagosa, le cime più altre del massiccio del Pollino e le Timpe rocciose
con le loro impressionanti pareti.
Si procede scendendo fino a Passo del Principe, si percorre la lunga cresta
affilata formata da piccole vette della Serra di Malaverna.
La presenza di grossi cavi d'acciaio e resti di palificazioni indicano i punti di passaggio di due teleferiche
utilizzate nel passato per disboscamenti nel cuore del Massiccio.
Un tratto quasi orizzontale termina al Passo dello Sparviero o Passo
Marcellino da dove inizia a salire la rocciosa cresta che porta alla vetta della
Manfriana Orientale . Al di là della vetta sono sparsi dei blocchi squadrati.
Variante per il ritorno
Da Passo del Principe, dopo i resti della teleferica, si procede a sinistra in discesa per seguire l'itineraio della
mulattiera che porta al Vascello. A fine discesa si svolta verso destra per raggiunge Piano Ratto.
Si procede sulla sterrata fino al pianoro successivo per poi girare a sinistra in direzione di Colle Marcione.
Cenni storici
Sulla cima Orientale del Monte Manfriana, a 1981 metri di quota, si trovano una serie di massi ben squadrati
di notevoli e diverse dimensioni scolpiti dalla mano dell'uomo.
Le teorie che cercano di dare una spiegazione alla costruzione (mai terminata) dei manufatti sono
fondamentalmente due: la volontà di edificare un tempio per venerare una divinità o l'esigenza di costruire un
ottimo punto di avvistamento e controllo sulle antiche strade di comunicazione che collegavano i territori calabri
e lucani.
Accanto a questi blocchi litei è stata rinvenuta, tra i numerosi reperti in terracotta, una moneta magno
greca il cui conio mostra sul diritto un toro con la testa umana barbuta e sul versa la dea Athena dai capelli
intrecciati con nastro e ornati da un grappolo d'uva pendenti sul collo, per simboleggiare il prodotto più
importante della città/territorio a lei consacrato.
Secondo la cultura del tempo, l'effige della dea decorata con la figura di un prodotto serviva ad assicurare
la continuità del suo raccolto e quello delle offerte a lei dovute. Il questo caso, il toro simboleggiava l'Italia
della Magna Grecia jonica e Athena con l'uva quella dell'Enotria tirrenica.
Il pino bonsai della Manfriana
Mentre a Serra di Crispo, a
Serra delle Ciavole, a Palanuda il pino loricato,
pur se esposto al fragore di tempeste ed all'imperversare dei venti, si innalza con esemplari dritti e giganteschi,
sul Monte Manfriana esso si presenta con un esemplare tozzo e robusto, con
tronco largo e contorto, dal quale si staccano i rami ad inconsueta vicinanza dal suolo.
Il fusto interrompe la crescita a poco più di un metro dal suolo, per diramarsi nella chioma. Una esperta mano
ne ha seguito la crescita, fino ad un certo punto, per interromperla, come si fa nell'arte bonsai, e collocare sulla
Manfriana pini in miniatura.
NOTE
* Bosco della Fagosa: faggeta che dal dialetto locale di questa essenza, fagu, prende la denominazione di Fagosa.
** Il Serra delle Ciavole prende il nome dalla taccola, un corvide che nel vernacolo locale, è detto ciavola.